Quali sono le differenze tra Sunniti e Sciiti?

da Il Musulmano
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La divisione tra le due sette principali all’interno dell’Islam risale a circa 1400 anni fa. Ma andiamo a vedere cosa ha portato alla scissione dei musulmani tra sunniti e sciiti e le principali differenze tra i due gruppi.

Indice dei contenuti

Gli strascichi della morte del Profeta

Sebbene le due sette principali all’interno dell’Islam, sunnita e sciita, concordino sulla maggior parte delle credenze e pratiche fondamentali dell’Islam, una scissione amara tra le due risale a circa 14 secoli fa. La divisione ebbe origine da una disputa su chi avrebbe dovuto succedere al Profeta Muhammad come leader della fede islamica da lui introdotta.

 

Una questione di leadership

Le radici della divisione sunnita-sciita risalgono al VII secolo, subito dopo la morte del profeta Muhammad nel 632 d.C.

Mentre la maggior parte dei seguaci del Profeta, rimanendo in silenzio, accettarono l’elezione di Abu Bakr come califfo subito dopo la morte del Profeta, un piccolo gruppo credeva che l’autorità dovesse passare ad Ali, come affermato da Dio nel Corano, dove Egli promise ad Abramo che avrebbe fatto della sua progenie una guida per l’umanità, e come confermato dal Profeta nel suo ultimo sermone tenutosi a Ghadir Khum.

Il sunnismo è il ramo più grande dell’Islam. La parola Sunn, in arabo, deriva da una parola che significa “colui che segue le tradizioni del Profeta”.

I musulmani sunniti sono d’accordo con molti dei compagni del Profeta al momento della sua morte: che il nuovo leader dovesse essere eletto tra gli uomini più autorevoli della comunità e più vicini al Profeta durante il corso della sua vita.

Ad esempio, dopo la morte del Profeta Muhammad (pace e benedizioni di Allah su di lui), il suo caro amico e consigliere, Abu Bakr, divenne il primo califfo (successore o deputato del profeta) della nazione islamica.

Mentre, i musulmani sciiti non hanno mai riconosciuto l’autorità dei leader eletti, scegliendo, invece, di seguire una linea di imam che credono sia stata nominata dal Profeta . Ali ibn Abu Talib, il cugino del Profeta , secondo gli sciiti, sarebbe dovuto succedere come primo califfo alla morte del Profeta stesso.

La parola “sciita” in arabo significa gruppo o gruppo di persone di supporto. Il termine comunemente noto è abbreviato dallo storico Shia’t-Ali, o “il Partito di Ali”. Questo gruppo è anche noto come sciiti o seguaci di Ahl al-Bayt o “Popolo della famiglia” (del Profeta ).

All’interno dei rami sunniti e sciiti, si può anche trovare un numero diverso di sette. Ad esempio, in Arabia Saudita, il wahhabismo sunnita è una fazione prevalente e puritana. Allo stesso modo, nello sciismo, i drusi sono una setta piuttosto eclettica che risiede in Libano, Siria ed Israele.

“L’essenza del problema è che Muhammad è morto senza lasciare un erede maschio e non ha mai affermato chiaramente chi sarebbe dovuto essere il suo successore”, afferma Lesley Hazleton, autore di After the Prophet: The Epic Story of the Sunni-Shia Split in Islam. “Ciò era importante, perché al momento della sua morte aveva praticamente riunito tutte le tribù dell’Arabia in una sorta di confederazione che divenne la Ummah, il popolo o la nazione dell’Islam”.

 

La Battaglia di Kerbala/Karbala e la sua importanza epocale

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Nel 681, il figlio di Ali, Hussein, guidò un gruppo di 72 seguaci e familiari dalla Mecca a Kufa (nell’attuale Iraq) per affrontare il corrotto califfo Yazid della dinastia degli Ummayad. Un massiccio esercito sunnita li fermò, e alla fine di uno scontro di 10 giorni con varie lotte minori, Hussein venne ucciso e decapitato e la sua testa portata a Damasco in omaggio al califfo sunnita.

“Ovviamente gli Ummayad intendevano porre la parola fine a tutte le rivendicazioni alla leadership della Ummah, come questione di diretta discendenza da Muhammad “, afferma Hazleton della morte di Hussein e della morte di tutti i membri sopravvissuti della famiglia del Profeta, a Karbala. “Ma ovviamente non è quello che è successo.”

Invece, il martirio di Hussein a Karbala divenne il perno centrale della tradizione sciita, e viene commemorata ogni anno l’Ashura, la data più solenne del calendario sciita, il giorno in cui Hussein venne ucciso insieme ai suoi seguaci.

 

Il divario tra sunniti e sciiti nel 21° secolo

Oltre a Karbala, ci sono tre pietre miliari chiave che avrebbero accentuato il divario tra sunniti e sciiti entro la fine del 20° secolo.

  • La prima fu l’ascesa della dinastia dei Safavidi (originari del Kurdistan persiano) nel XVI secolo, che trasformò l’Iran (con l’utilizzo della forza) da un centro sunnita nella roccaforte sciita del Medio Oriente.
  • All’inizio del 20° secolo, gli alleati vittoriosi divisero il territorio detenuto dall’ex impero ottomano dopo la prima guerra mondiale, tagliando nel contempo secolari comunità religiose ed etniche nel processo.
  • Alla fine, nel 1979, la Rivoluzione islamica in Iran produsse un marchio radicale di Islam sciita che si sarebbe scontrato violentemente con i conservatori sunniti in Arabia Saudita e altrove nei decenni a seguire.

Tra la crescente politicizzazione dell’Islam e l’ascesa dei fondamentalisti da entrambe le parti, le tensioni settarie si intensificarono all’inizio del 21° secolo, in particolare durante le sollevazioni causate da due guerre del Golfo, il caos che seguì l’estromissione, sostenuta dagli Stati Uniti, del regime sunnita di Saddam Hussein in Iraq e le sollevazioni di massa in tutta la regione, iniziate con la Primavera Araba nel 2011.

Le divisioni tra sunniti e sciiti alimentarono una guerra civile di lunga data in Siria, con guerre in Libano, Iran, Iraq, Yemen e altrove, e la violenza terroristica da entrambe le parti. Il filo conduttore nella maggior parte di questi conflitti è la battaglia in corso tra l’Arabia Saudita sunnita e l’Iran sciita per l’influenza nel Medio Oriente ricco di petrolio e nelle regioni circostanti.

Nonostante la natura di lunga data della divisione sunnita-sciita, il fatto che le due sette abbiano convissuto per molti secoli in relativa pace suggerisce che le loro lotte potrebbero avere meno a che fare con la religione che con la ricchezza e il potere.

“Nessuna delle due forze è rappresentativa della stragrande maggioranza dei musulmani sunniti o della stragrande maggioranza dei musulmani sciiti nel resto del mondo”, afferma Hazleton dei regimi fondamentalisti che governano sia l’Arabia Saudita che l’Iran.

“Quando una società collassa, si tende a ricadere su vecchie forme di identità, e lo sciismo ed il sunnismo sono forme di identità vecchie di 1400 anni”.

 

Le differenze principali tra Sunniti e Sciiti

Si potrebbe pensare: entrambi venerano Allah come Dio ed entrambi credono che Muhammad sia il Profeta di Allah, ed entrambi seguono gli insegnamenti del Corano. Quindi, in cosa differiscono i sunniti e gli sciiti?

È interessante notare che ci sono differenze significative tra l’islam sunnita e sciita, ma questo fa parte di ciò che rende la religione così affascinante. Entrambi i gruppi hanno una visione interessante del mondo e interpretano la loro religione in modo diverso.

Ecco 10 modi in cui sunniti e sciiti differiscono l’uno dall’altro.

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1. Visione di Dio

I sunniti credono che riusciranno a vedere Dio nel Giorno del Giudizio.

Mentre, gli sciiti credono che Dio non abbia una forma. Tra l’altro riuscire a vedere Dio vuol dire che Egli è contenuto in uno spazio più grande di Lui. Ciò va a limitare la Sua grandezza e negare il concetto dell’Allahu akbar.

 

2. Visione del Mahdi

Per quanto riguarda i sunniti, il Mahdi, ovvero, colui che sarà inviato da Dio alla fine dei tempi per salvare l’umanità, deve ancora nascere e guiderà i musulmani alla vittoria contro il Dajjal, l’Anticristo.

Mentre, nell’ottica sciita si tratta di un suo ritorno. Per gli sciiti il Mahdi è l’undicesimo discendente di Muhammad , è asceso come Gesù e, come quest’ultimo, tornerà alla fine dei tempi per combattere gli infedeli, per combattere l’anticristo e per stabilire la giustizia secondo la legge di Dio.

 

3. Visione del Dajjal (l’Anticristo)

Secondo i sunniti, il Dajjal emergerà dall’est. Di solito viene descritto come cieco da un occhio. Come falso Messia, si ritiene che molti saranno ingannati da lui e si uniranno ai suoi ranghi, tra cui soprattutto gli ebrei. Secondo la visione sunnita, il Dajjal sarà in grado di compiere miracoli, come guarire i malati, risuscitare i morti, ecc.

Alcuni sciiti condividono lo stesso pensiero dei sunniti riguardo Ad-Dajjal. Mentre, alcuni studiosi sciiti credono che il Dajjaal non sia una persona, ma piuttosto un sistema che inganna le persone e le allontana dalla retta via. In altre parole, il “Dajjaal” è un titolo generale per qualsiasi persona o sistema di pensiero che abbia la descrizione del Dajjaal secondo gli Hadith del Profeta . Il Dajjal è uno dei maggiori segni che precedono la fine dei tempi.

 

4. I sunniti hanno una gerarchia religiosa più semplice degli sciiti

Gli sciiti hanno il controllo completo sulla loro gerarchia e il clero deriva sempre da una linea diretta di Ali. Questa setta fa molto affidamento anche su sovvenzioni religiose; pertanto il coinvolgimento del governo non è necessario.

I sunniti, tuttavia, consentono il coinvolgimento del governo e la nomina dei leader è un grande processo comunitario. Di fatto, all’interno del clero sunnita, in realtà non esiste alcuna gerarchia.

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5. Le loro filosofie sulla vita nell’aldilà differiscono

Sia i sunniti che gli sciiti credono che nell’aldilà ci sia il Paradiso e l’Inferno. La divisione arriva quando si decide come si arriva in uno o nell’altro posto.

Sia gli sciiti che i sunniti cedono in sei pilastri della fede. Su cinque dei quali vanno d’accordo: credere nell’esistenza ed unicità di Dio; credere negli angeli; credere nei libri sacri; credere nei profeti; credere nel Giorno del Giudizio.

Per quanto riguarda l’ultimo e sesto punto (non nel senso della classificazione), gli sciiti credono nel Mahdi e negli altri 11 imam che lo hanno preceduto, mentre, i sunniti credono nella predestinazione di Dio. Gli sciiti non credono nella predestinazione, ma nell’onniscienza di Dio.

 

6. Gli sciiti pregano diversamente dai sunniti

I sunniti e gli sciiti pregano diversamente, sia nel modo in cui pregano fisicamente sia nella frequenza con cui pregano.

Entrambi credono nel recitare le cinque preghiere al giorno, ma gli sciiti tendono anche a condensare tutte e cinque le preghiere in tre sessioni (non sempre), come citato nel Corano. Mentre i sunniti recitano ogni preghiera separatamente, quindi pregano cinque volte al giorno.

Soprattutto, gli sciiti pregano con le braccia ai lati (Sadl), mentre la maggior parte dei sunniti prega con le braccia incrociate sul petto (Qabd).

 

7. I sunniti non sono d’accordo con l’auto-flagellazione

I sunniti non sono così d’accordo con la pratica dell’auto-flagellazione tanto che la considerano un peccato. Non partecipano all’atto in alcun modo.

Una piccolissima percentuale degli sciiti, d’altra parte, pratica l’auto-flagellazione per commemorare il martirio di Hussein, nipote del Profeta Muhammad . Questi atti consistono nel frustare la propria schiena, colpire il petto con le mani o coltelli e catene.

 

8. Gli sciiti onorano i matrimoni temporanei

Il matrimonio temporaneo è un’antica pratica islamica che di solito si verificava quando un uomo doveva percorrere lunghe distanze. Fondamentalmente, un matrimonio temporaneo unisce un uomo e una donna come marito e moglie, ma solo per un periodo di tempo predeterminato e temporaneo.

Gli sciiti onorano questa pratica legittimata dal Profeta tutt’oggi. I sunniti, tuttavia, vedono questa sunnah come adulterio.

 

9. Gli sciiti vanno in Ziarah

I sunniti si oppongono fermamente alla visita delle tombe. Adorare qualcuno al di fuori di Allah è visto come shirk, ovvero un peccato gravissimo, perché in tal caso ci si affida a qualcuno diverso da Allah per chiedere aiuto.

Gli sciiti, invece, credono nell’intercessione, perché, come dice il Corano, i martiri sono vivi presso Dio. I 12 imam e gli eroi di Kerbala sono tutti martiri. Perciò visitano e onorano i santuari dei profeti, degli imam e dei santi sia in cerca di intercessione che in cerca di benedizione. Secondo loro, dove ci sono queste personalità c’è una pioggia costante di Rahma (misericordia, grazia).

 

10. I sunniti e gli sciiti commemorano l’Ashura in modo differente

L’Ashura è un giorno santo commemorato nel decimo giorno di Muharram che è il primo mese del calendario lunare islamico Hijri.

Ashura segna la morte di Hussain ibn Ali – nipote del Profeta Muhammad – così come segna il giorno in cui Noè lasciò l’arca e Mosè venne salvato da Dio contro il Faraone.

Sia per i musulmani sciiti che per quelli sunniti, Ashura è un giorno solenne. Ma viene commemorato diversamente tra le due sette.

Per i musulmani sciiti, Ashura segna la morte di Hussain, nipote del Profeta Muhammad e figlio del cugino del Profeta , Ali ibn Abu Talib. Quest’ultimo, secondo gli sciiti, sarebbe dovuto succedere come primo califfo alla morte del Profeta .

È un giorno di ricordo e commemorazione incentrato sulla morte di Hussain nella battaglia di Karbala in Iraq. Gli sciiti osservano il lutto e si concentrano sui messaggi che possono essere derivati dal martirio di Hussain. Si vestono di nero e sfilano per le strade cantando.

Per i musulmani sunniti, invece, Ashura segna il giorno in cui Mosè fu salvato dagli egiziani da Allah l’Altissimo.

Viene commemorato come un giorno di espiazione dai peccati per i sunniti, permettendo a coloro che partecipano di essere perdonati per i peccati commessi nell’anno precedente. I sunniti, inoltre, osservano il digiuno nello stesso giorno.

I musulmani sunniti osservano il giorno di Ashura con un digiuno. Astenendosi dal cibo e dalle bevande, riflettono e cercano il perdono di Allah l’Eccelso.

Gli sciiti, d’altro canto, non digiunano, poiché per loro Ashura non è un giorno in cui Dio chiede qualcosa ai suoi seguaci, ma piuttosto un giorno per commemorare una perdita.

 

Mappa concettuale di sunniti e sciiti

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I musulmani sunniti rappresentano l’85-90% della maggioranza dei musulmani in tutto il mondo. Paesi come l’Arabia Saudita, l’Egitto, lo Yemen, il Pakistan, l’Indonesia, la Turchia, l’Algeria, il Marocco e la Tunisia sono prevalentemente sunniti.

Popolazioni significative di musulmani sciiti, che fanno parte del restante 10%-15%, si trovano in Iran e Iraq. Grandi comunità di minoranze sciite si trovano anche in Yemen, Bahrein, Siria e Libano.

È nelle zone del mondo in cui le popolazioni sunnite e sciite sono nelle immediate vicinanze che possono sorgere conflitti. La coesistenza in Iraq e in Libano, ad esempio, è spesso molto problematica. Le differenze religiose sono così radicate nella cultura che l’intolleranza porta spesso alla violenza.

 

Paesi sunniti e paesi sciiti

Almeno l’85% dei musulmani è sunnita. i sunniti sono la maggioranza in Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Yemen, Pakistan, Indonesia, Turchia, Algeria, Marocco e Tunisia. Gli sciiti sono la maggioranza in Iran e Iraq. Hanno anche grandi comunità minoritarie in Yemen, Bahrein, Siria, Libano e Azerbaigian.

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Gli Stati Uniti di solito si alleano con i paesi a guida sunnita. Gli USA vogliono mantenere le proprie relazioni con il più grande esportatore di petrolio del mondo, l’Arabia Saudita. Ciò nonostante, si alleò con gli sciiti nella guerra in Iraq per rovesciare Saddam Hussein.

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L’Arabia Saudita sunnita

Guidati dalla famiglia reale dei fondamentalisti sunniti, questo paese è un alleato degli Stati Uniti e un importante partner commerciale del petrolio. È anche il leader dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC).

Nel 1700, il fondatore della dinastia saudita, Muhammad ibn Saud, si allea con il leader religioso, Abd al-Wahhab, per unificare tutte le tribù arabe. Dopo che gli sciiti presero il potere in Iran nel 1979, i sauditi finanziarono moschee e scuole religiose incentrate sul wahabismo in tutto il Medio Oriente. Il wahabismo è un ramo ultra conservatore dell’Islam sunnita ed è la religione di stato dell’Arabia Saudita.

 

L’Iran sciita

Guidati dai fondamentalisti sciiti, Solo il 9% della popolazione iraniana è sunnita. L’Iran è il quarto produttore mondiale di petrolio.

Gli Stati Uniti sostennero lo Scià che era uno sciita non fondamentalista.

L’Ayatollah Ruhollah Khomeini depose lo Scià nel 1979. L’Ayatollah è il capo supremo dell’Iran. Egli guida tutti i leader eletti. Condannò la monarchia saudita, giudicata una combriccola illegittima che risponde solo e direttamente a Washington, DC, e non a Dio.

Nel 2006, gli Stati Uniti chiesero al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di imporre sanzioni all’Iran se quest’ultimo non avesse sospeso l’arricchimento dell’uranio.

La conseguente crisi economica motivò l’Iran a sospendere l’arricchimento dell’uranio in cambio della sospensione delle sanzioni.

 

L’Iraq sunnita e sciita

Forse l’unico paese senza una netta maggioranza tra sunniti e sciiti nel Medio Oriente. L’Iraq è governato dalla maggioranza sciita del 63% dopo che gli Stati Uniti rovesciarono il leader sunnita, Saddam Hussein, a quell’epoca supportato dall’Arabia Saudita nella guerra contro l’Iran.

La caduta di Saddam Hussein spostò, forse per sempre, l’equilibrio di potere nel Medio Oriente. Gli sciiti ribadirono la loro alleanza con l’Iran e la Siria.

Sebbene gli Stati Uniti avessero spazzato via i leader di al-Qaida, i ribelli sunniti divennero il gruppo dello Stato islamico. Nel giugno del 2014, essi riconquistarono gran parte dell’Iraq occidentale, incluso Mosul. Nel gennaio del 2015, arrivarono a governare 10 milioni di persone. Entro dicembre del 2016, i ribelli sunniti persero il 16% delle terre possedute, controllando di fatto solo 6 milioni di persone.

L’Iran sostiene la maggioranza sciita contro il gruppo dello Stato Islamico sunnita.

 

La Siria sunnita

Governata dal 13% di minoranza sciita, questo paese si alleò con l’Iran e l’Iraq governati dagli sciiti. Trasporta armi dall’Iran a Hezbollah in Libano.

Il governo perseguita anche la maggioranza sunnita, alcuni dei quali fanno parte del gruppo dello Stato Islamico.

Gli Stati Uniti e i paesi sunniti circostanti appoggiano i ribelli sunniti non facenti parte del gruppo dello Stato Islamico.

Il gruppo dello Stato islamico controlla ampie porzioni di Siria, tra cui Raqqa.

 

Il Libano misto tra cristiani, sunniti e sciiti

Governato congiuntamente dai cristiani, che rappresentano il 39%; sunniti, 22%; e sciiti, 36%.

La guerra civile durò dal 1975 al 1990 e permise due invasioni israeliane. Le occupazioni israeliane e siriane seguirono per i successivi due decenni.

La ricostruzione del paese iniziò nel 2006 quando Hezbollah e Israele combatterono in Libano.

Nel 2017, il primo ministro, appoggiato dai sauditi, si dimise a causa dell’influenza di Hezbollah.

 

L’Egitto sunnita

Governato dalla maggioranza sunnita del 90%, l’Egitto persegue cristiani e sciiti.

La primavera araba nel 2011 depose Hosni Mubarak. Il candidato alla Fratellanza Musulmana, Mohammed Morsi, venne eletto presidente nel 2012, ma fu deposto nel 2013.

L’esercito egiziano governò fino a quando l’ex capo dell’esercito Abdul Fattah al-Sisi vinse le elezioni del 2014.

Nel novembre del 2016, il Fondo Monetario Internazionale approvò un prestito di $12 miliardi per aiutare l’Egitto a far fronte a una grave crisi economica.

 

La Giordania sunnita

La Giordania è un regno governato dalla maggioranza sunnita del 92%. I palestinesi costituiscono tra il 55% e il 70% della popolazione.

Il paese è ora invaso dai rifugiati sunniti siriani, che potrebbero portare la guerra in Giordania se fossero inseguiti dagli sciiti intenzionati a vendicarsi.

 

La Turchia sunnita

La maggioranza sunnita governa benevolmente una minoranza sciita del 15%. Ma gli sciiti temono che il Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan stia, con il passare del tempo, trasformando il paese in una nazione più fondamentalista, proprio come l’Arabia Saudita.

 

Il Bahrein sunnita

Una minoranza sunnita del 30% governa la maggioranza sciita. Questa minoranza al potere è sostenuta dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti.

Nel Bahrein vi è la base della quinta flotta della Marina americana, che “difende” lo stretto di Hormuz.

 

Afghanistan, Libia, Kuwait, Pakistan, Qatar, Yemen

La maggioranza sunnita governa la minoranza sciita in queste nazioni. L’Iran sostiene gli Huthi, un gruppo armato prevalentemente sciita zaydita dello Yemen.

 

La guerra perenne tra l’Arabia Saudita sunnita e l’Iran sciita

L’Arabia Saudita e l’Iran – due superpotenze troppo vicine e diametralmente opposte – sono bloccati in una feroce lotta per il dominio regionale.

La faida decennale tra loro è esacerbata dalle differenze religiose. Ognuno di loro segue ciascuno dei due rami principali dell’Islam: l’Iran è in gran parte musulmano sciita, mentre l’Arabia Saudita si considera la principale potenza musulmana sunnita.

Questa differenza religiosa si riflette su larga scala all’interno della mappa del Medio Oriente, dove altri paesi hanno maggioranze sciite o sunnite, alcuni dei quali si rivolgono all’Iran o all’Arabia Saudita per supporto o guida.

Storicamente, l’Arabia Saudita, una monarchia e culla dell’Islam, si è sempre vista come il leader del mondo musulmano. Tuttavia, tutto ciò è stato stravolto nel 1979 grazie alla rivoluzione islamica in Iran, che ha creato un nuovo tipo di stato nella regione – una sorta di teocrazia rivoluzionaria – che aveva l’obiettivo esplicito di esportare questo modello oltre i propri confini.

Negli ultimi 15 anni in particolare, le differenze tra Arabia Saudita e Iran sono state accentuate da una serie di eventi.

L’invasione dell’Iraq, guidata dagli Stati Uniti nel 2003, ha rovesciato il governo del dittatore Saddam Hussein, un arabo sunnita che era stato un grande avversario iraniano. Tale invasione ha rimosso dalla lotta geopolitica e religiosa un avversario cruciale per l’Iran, aprendo la strada a un governo dominato dagli sciiti a Baghdad. Da allora, l’influenza iraniana nel paese è andata via via aumentando.

Avanzando rapidamente al 2011, vediamo che le rivolte nel mondo arabo causeranno instabilità politica in tutta la regione.

L’Iran e l’Arabia Saudita, come avvoltoi, sfrutteranno queste insurrezioni per espandere la loro influenza, in particolare in Siria, Bahrein e Yemen, aumentando ulteriormente i sospetti reciproci.

La rivalità strategica sta prendendo una brutta piega per l’Arabia Saudita perché l’Iran sta vincendo in molti modi la lotta regionale.

In Siria, il sostegno iraniano (e russo) al presidente Bashar al-Assad ha permesso alle sue forze di sbaragliare in gran parte gruppi ribelli appoggiati dall’Arabia Saudita.

L’Arabia Saudita sta cercando disperatamente di contenere la crescente influenza iraniana senza successo, peggiorando ulteriormente le cose per sé stessa.

Mohammed Bin Salman, Principe ereditario dell’Arabia Saudita, sta portando avanti una guerra contro il movimento ribelle degli Houthi nel vicino Yemen, in parte per arginare la presunta influenza iraniana lì, ma dopo diversi anni si sta dimostrando una mossa costosa, in termini economici e di vite.

L’Iran ha negato le accuse di contrabbando di armi agli Houthi, anche se i resoconti successivi di un gruppo di esperti delle Nazioni Unite hanno dimostrato una significativa assistenza agli Houthi da parte di Teheran in termini sia di tecnologia che di armi.

Nel frattempo, in Libano, alleato dell’Iran, una milizia sciita, Hezbollah, guida un blocco politicamente potente e controlla un’enorme forza di combattimento armata.

Ci sono anche forze esterne in gioco. L’Arabia Saudita è incoraggiata dal sostegno dell’amministrazione Trump mentre Israele, che vede l’Iran come una minaccia mortale per la propria esistenza, sta, in un certo senso, “appoggiando” lo sforzo saudita di contenere l’Iran.

Questo è per molti versi un equivalente regionale della Guerra Fredda che ha contrapposto gli Stati Uniti all’Unione Sovietica in un periodo di tensione militare per molti anni.

L’Iran e l’Arabia Saudita non stanno combattendo direttamente, ma sono impegnati in una varietà di guerre per procura (conflitti in cui sostengono schieramenti e milizie rivali) in tutta la regione del Medio Oriente.

La Siria ne è un chiaro esempio, mentre, in Yemen, l’Arabia Saudita ha accusato l’Iran di aver fornito i missili lanciati sul territorio saudita dal movimento ribelle Houthi.

L’Iran è anche accusato di porre la propria influenza, senza alcun diritto, nelle vie navigabili strategiche del Golfo, attraverso le quali viene spedito petrolio dall’Arabia Saudita.

Finora, Teheran e Riyad hanno combattuto guerre per procura. Nessuna delle due potenze è realmente pronta per una guerra diretta, ma un grande attacco degli Houthi contro la capitale saudita o, come nel caso più recente, contro un obiettivo economico chiave potrebbe sconvolgere la falsa stabilità che regna la regione.

Per gli Stati Uniti e le altre potenze occidentali, la libertà di navigazione nel Golfo è essenziale e qualsiasi conflitto che possa bloccare la navigazione – vitale per il trasporto marittimo internazionale e il trasporto di petrolio – potrebbe facilmente attirare le forze navali e aeree statunitensi.

Da molto tempo, gli Stati Uniti e i suoi alleati guardano all’Iran come una forza destabilizzante in Medio Oriente.

La leadership saudita vede sempre più l’Iran come una minaccia esistenziale ed il Principe ereditario, Mohammed Bin Salman, sembra disposto a intraprendere qualsiasi azione ritenga necessaria, ovunque lo ritenga necessario, per far fronte alla crescente influenza di Teheran.

Ma va sottolineato che semmai dovesse scoppiare una guerra, sarà forse più per caso che per un piano da parte di una delle due potenze.

Ma l’attivismo stesso dei sauditi, incoraggiato in parte da una persistente incertezza riguardo agli obiettivi dell’amministrazione Trump nella regione, aggiunge inevitabilmente un altro elemento di tensione.

L’importanza del nazionalismo nel Medio Oriente

La divisione sunnita-sciita è resa ancor più complicata dallo scisma nazionalistico vigente tra i paesi del Medio Oriente. Gli arabi discendono dall’impero ottomano, che esisteva dal XV al XX secolo. L’Iran, invece, discende dall’Impero persiano del XVI secolo.

I sunniti arabi temono che gli sciiti persiani stiano costruendo una mezzaluna sciita attraverso l’Iran, l’Iraq e la Siria. Essi la vedono come una rinascita della dinastia sciita safavide nell’Impero persiano. Fu allora che gli sciiti cospirarono per resuscitare il dominio imperiale persiano nel Medio Oriente e poi nel mondo.

La “cospirazione sassano-safavide” si riferisce a due sottogruppi. I Sassaniani erano una dinastia iraniana pre-islamica. I Safavidi, invece, erano una dinastia sciita che governò l’Iran e parti dell’Iraq dal 1501 al 1736. Sebbene gli sciiti nei paesi arabi si alleino con l’Iran, non si fidano neanche dei persiani.

 

La spaccatura sunnita-sciita ed il terrorismo

Le fazioni fondamentaliste tra sunniti e sciiti promuovono il terrorismo. Esse credono nella jihad, una “guerra santa”, intesa come una guerra condotta sia all’esterno, contro gli infedeli, sia all’interno, contro le proprie debolezze personali.

 

Lo Stato islamico

Lo Stato Islamico, conosciuto anche come “ISIS”, è un gruppo sunnita che ha rivendicato diversi territori in Iraq, Libano e Siria.

Essi si finanziano vendendo petrolio a basso costo nella “loro” terra. Questo gruppo si è evoluto da al-Qaida in Iraq. Essi sentono di avere il diritto di uccidere o schiavizzare tutti i non sunniti.

A loro si oppone il governo siriano, guidato da Assad e sostenuto dalla Russia e dai curdi in Iraq, Turchia e Siria.

 

L’Al-Qaida

L’Al-Qaida è un gruppo sunnita. Questo gruppo vuole sostituire i governi non fondamentalisti con stati islamici autoritari governati dalla legge religiosa chiamata Sharia.

Essi credono che gli sciiti vogliano distruggere l’Islam e ricreare l’Impero persiano. Riconquistare la Palestina, eliminando, di conseguenza, l’Israele, è considerato un obiettivo sacro.

Essi condannano coloro che non sono d’accordo con le strette credenze sunnite. Al-Qaida ha rivendicato l’attacco alle Torri Gemelle negli Stati Uniti l’11 settembre 2001.

 

Hamas

Hamas è un gruppo palestinese sunnita. Essi sono nati con l’intento di rimuovere Israele e ristabilire la Palestina. Ha l’appoggio dell’Iran che lo sostiene contro l’insediamento israeliana.

 

Hezbollah

Hezbollah è un gruppo difensore sciita in Libano, appoggiato dall’Iran. Questo gruppo viene visto di buon occhio attualmente anche dai sunniti poiché è riuscito a ribattere con successo gli attacchi israeliani in Libano nel 2000.

Inoltre, ha anche lanciato con successo attacchi missilistici contro Haifa e altre città. Gli Hezbollah hanno recentemente inviato combattenti in Siria con il sostegno dell’Iran. Al Qaida teme che ripristinerà l’impero persiano.

 

Fratellanza Musulmana

I Fratelli Musulmani sono un gruppo sunnita. Tale gruppo è predominante in Egitto ed in Giordania.

La Fratellanza Musulmana è un movimento politico religioso fondato in Egitto nel 1928 da Hasan al-Banna per promuovere il networking, la filantropia e la diffusione della fede.

In seguito, diventò un’organizzazione ombrello per i gruppi islamisti in Siria, Sudan, Giordania, Kuwait, Yemen, Libia e Iraq.

 

I Sunniti e gli Sciiti sono fratelli nella fede

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È importante ricordare che, nonostante queste differenze di opinione e di pratiche, i musulmani sciiti e sunniti condividono i principi fondamentali della fede islamica e sono considerati da molti fratelli nella fede.

I musulmani sunniti e sciiti seguono il Corano, così come gli Hadith (detti) del Profeta e la sua Sunnah (costumi). Queste sono pratiche fondamentali nella fede islamica.

Entrambe le sette aderiscono anche ai cinque pilastri dell’Islam: Shahada (testimonianza della fede), Salat (preghiera), Zakat (elemosina rituale), Sawm (Ramadan o digiuno) e Hajj (pellegrinaggio alla Mecca).

In effetti, la maggior parte dei musulmani non si distingue rivendicando l’appartenenza a un particolare gruppo, ma preferisce semplicemente definirsi “musulmano”.

Nonostante le differenze tra musulmani sunniti e sciiti e nonostante tutta questa violenza e sfiducia, alcuni leader musulmani chiedono l’unità sciita-sunnita. Sostengono che il combattimento tra le sette abbia l’unico scopo di indebolire la religione islamica.

Questa posizione unitaria ha ottenuto maggior consensi da quando i terroristi hanno preso di mira la Moschea del Profeta, il secondo sito più santo dell’Islam situato in Arabia Saudita, durante il mese di Ramadan. Quest’attacco è avvenuto pochi mesi prima del pellegrinaggio di Hajj. Anche i leader iraniani hanno aderito alla richiesta di unità, un cambiamento importante nelle posizioni dato che l’Arabia Saudita è di maggioranza sunnita.

Resta il fatto che riuscire a comprendere queste tensioni è la chiave significativa per decifrare i titoli di quotidiani che descrivono conflitti e tensioni in corso tra le due fazioni musulmane, sunnita e sciita.

 

Allah ne sa di più;   الله اعلم

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