I musulmani, i gatti e l’Islam

da Il Musulmano
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I gatti sono noti per essere creature ingrate mentre i cani sono famosi per la loro lealtà. Tuttavia, non è questo il caso nella cultura islamica, dove cani e gatti occupavano delle posizioni diametralmente opposte. Se siete amanti dei gatti, non potrà che piacervi quest’articolo.

Indice dei contenuti

I gatti nella storia dell’Islam

Nell’Islam, alcuni si riferiscono al gatto come “l’animale domestico per antonomasia”. Ai musulmani piace tenerli in casa per la loro compagnia, la loro dolcezza o semplicemente per quanto sono adorabili.

Ma sapevi che anche l’Islam ed il suo Profeta amano i gatti alla follia? L’Islam ci insegna ad amare e rispettare tutti gli esseri viventi – umani e animali allo stesso modo, ma soprattutto i gatti. Nella storia islamica, i gatti sono sempre stati ammirati.

I gatti sono stati venerati come dei o perseguitati come malvagi nel corso di tutta la storia dell’umanità, senza attenuazioni. Soprattutto nell’Europa medievale, si riteneva che i gatti e le donne fossero in combutta con Satana; di conseguenza, furono bruciati, torturati e uccisi in molti modi inimmaginabili, perché la gente credeva che, così facendo, avrebbe potuto fermare il male e le malattie.

Ad esempio durante la peste della “Morte Nera”, molti gatti furono uccisi in gran numero, ma in realtà ciò non fece che peggiorare le cose.

Dall’altra parte, nella penisola arabica e non solo, c’era un’altra visione di un tempo dimenticato in cui i gatti venivano rispettati, amati e trattati con comprensione.

Dal soprannome di “Abu Hurayrah” (padre dei gatti) a una piccola figura di un gatto su un anello ottomano a vari dipinti nell’arte turca ed egizia, ci sono numerosi riferimenti ai gatti in tutta la civiltà musulmana ed islamica, ma questi sono per lo più persi o nascosti.

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Fino ad oggi, ogni visitatore del mondo islamico è a conoscenza degli innumerevoli gatti nelle strade del Cairo, Istanbul, Kairouan, Damasco e molte altre città. Spesso troviamo gatti girovagare per le moschee, e sono i benvenuti lì non solo perché tengono a bada i topi.

I gatti erano molto comuni tra i musulmani. Sembra che, fin dai primi giorni dell’Islam, gli arabi tenessero i gatti come animali domestici. Altrimenti non potremmo capire perché (secondo uno dei primi storici) la giovane vedova del Profeta, A’ishah, quando si lamentava del fatto che tutti l’avevano abbandonata, aggiunse anche: “Persino il gatto mi ha lasciata sola”.

Al contrario di altre civiltà, i gatti erano compagni della maggior parte dei musulmani… dalla casalinga al grande studioso, i gatti erano amati, non solo per la loro bellezza o eleganza, ma anche per i loro scopi pratici.

In quest’articolo citeremo alcuni esempi di come i gatti sono stati trattati e considerati nell’Islam e cercheremo di rivelare la fonte di questo comportamento amorevole verso questi felini.

Il Profeta e il suo gatto, Muezza

Il profeta Muhammad era tenero e gentile con i gatti e li apprezzava enormemente. Il gatto preferito del Profeta si chiamava Muezza. A tal proposito, c’è una storia ben nota riguardo al Profeta e Muezza.

Un giorno, durante la chiamata alla preghiera (Athan), Muezza dormiva su una delle maniche della tunica del Profeta . Il Profeta (la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) voleva indossare la tunica per recarsi in moschea per effettuare la preghiera. Invece di disturbare Muezza, Muhammad (pace e benedizioni di Allah su di lui) si tagliò la manica della tunica pur di non svegliare Muezza e lasciarlo dormire in pace.

Il Profeta Muhammad era così affezionato a Muezza che quando faceva dei sermoni lo lasciava riposare sul grembo.

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In alcuni casi documentati, egli (pace e benedizioni di Allah su di lui) faceva anche l’abluzione con la stessa acqua da cui un gatto aveva bevuto in precedenza.

Egli sembrava trattare il suo gatto allo stesso modo degli amanti dei gatti oggi, ma persino i “cat lovers”, ovvero gli amanti dei gatti, ci penserebbero due volte prima di toccare o fare l’abluzione con la stessa acqua da cui il proprio gatto ha bevuto in precedenza, per paura di trasmissioni di malattie dalla saliva del gatto.

L’Islam insegna ai musulmani che il gatto è una creatura da amare e accudire con cura e da trattare amorevolmente. Maltrattare un gatto è considerato un grave peccato nell’Islam, come vedremo in basso.

 

I gatti secondo la Sunna del Profeta

Un esempio di come i musulmani vengono puniti per aver maltrattato un gatto può essere trovato nel hadith (tradizione orale che racconta la storia del Profeta ).

Quando una donna tenne un gatto rinchiuso e non gli diede da mangiare fino alla morte del gatto, la donna fu torturata e “mandata all’inferno”.

Abdullah (che Allah sia soddisfatto di lui) riferì che il Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) disse:

“Una donna entrò nell’Inferno a causa di un gatto che lei legò e a cui non diede nemmeno da mangiare, né lo lasciò libero di nutrirsi dei parassiti della terra”.

(Narrato da Al-Bukhaari, 3140; Muslim, 2242)

In un’altra storia di hadith si afferma che quando un gatto mangiò un budino (hareesah) posato a terra prima della preghiera, A’ishah (che Allah si compiaccia di lei), alla fine della preghiera, raccolse il piatto contenente il budino e mangiò dallo stesso punto in cui il gatto aveva mangiato prima e affermò che il Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) disse che ciò andava bene perché il gatto non è un animale impuro (najis) ed è “uno di quelli che stanno in mezzo a noi”.

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In un altro hadith, A’ishah (che Allah si compiaccia di lei), la moglie del Profeta , riporta il seguente fatto:

“Ho visto il Messaggero di Allah compiere l’abluzione (Wuū’) con la stessa acqua da cui un gatto aveva bevuto”.

(Narrato da Abu Dawood)

Abu Hurayrah, il “Padre dei gattini”

Dalla storia antica dell’Islam ai giorni nostri, milioni di musulmani hanno sentito parlare di Abu Hurayrah (radiAllahu anhu).

Abu Hurayrah fu anche un grande e importante narratore di hadith, ovvero di detti, (insegnamenti) del Profeta. Ha trasmesso più di 1600 hadith o narrazioni riguardo alla vita del Messaggero .

Si diceva che avesse una memoria fotografica che, senza dubbio, gli era utile. Abu Hurayrah visse tra il 603 e il 681. Il Profeta visse dal 571 a 632, quindi Abu Hurayrah aveva 32 anni meno di Muhammad.

Il nome “Abu Hurayrah” gli è stato dato come soprannome quando era un bambino. Abu Hurayrah aveva un gatto da bambino e amava i gatti. Ci giocava sempre. I suoi amici lo chiamavano Abu Hurayrah, “il Padre dei micetti”. Dopodiché tutti iniziarono a chiamarlo Abu Hurayrah così tante volte che il suo vero nome finì nel dimenticatoio.

Gli studiosi hanno da sempre dibattuto sul suo vero nome e ci sono quasi trenta opinioni diverse su quale fosse. Ibn Abd al-Barr ha detto in al-Istee’aab:

“La visione più corretta è che il suo nome era Abd al-Rahmaan ibn Sakhr, ma nessuno di loro ha mai messo in discussione che egli fosse “Abu Hurayrah”.”

 

I musulmani amano i gatti?

Nel mondo islamico, i gatti erano e sono degli animali rispettati e protetti perché i gatti erano amati dal Profeta Muhammad .

Da un consiglio molto semplice fino ad arrivare alle sue azioni, ci sono numerosi resoconti riguardanti il Profeta ed i gatti, che hanno portato alla loro successiva accettazione da parte dei musulmani.

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Il Profeta consigliò alle persone di trattare i loro gatti (animali domestici) come un membro della famiglia, e con ciò intendeva “prendersi cura di loro”.

Non solo a parole, ma anche con le sue azioni il Profeta è stato un ottimo modello. Questi comportamenti esemplari divennero così popolari che si tramutarono in storie nel tempo. Sia il Profeta che i suoi seguaci godevano della presenza dei gatti. Ci sono molti altri resoconti documentati sull’amore del Profeta per i gatti e sulla sua relazione con loro.

L’affetto del Profeta per i gatti viene spesso citato, e anche se c’è la possibilità che l’hadith che recita “l’amore per i gatti è parte della fede” possa non essere autentico, ciò riflette il sentimento generale per il piccolo felino.

I musulmani possono tenere i gatti in casa?

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Ai musulmani è consentito tenere i gatti in casa, e non c’è nulla di sbagliato in ciò poiché i gatti, a differenza dei cani nell’Islam, non sono creature pericolose o najis, ovvero impure, come ad esempio lo sono anche i maiali e la carne suina nell’Islam, che è haram (cibo illecito per il consumo).

Per quanto riguarda il fatto che i gatti non sono pericolosi, nessuno lo contesta, anzi sono utili perché allontanano serpenti, insetti, ratti ed altri animali che potrebbero arrecare danni agli esseri umani in casa o in cortile.

Ma se è dimostrato che causano qualche danno, ad esempio sono malati o si teme che possano trasmettere malattie, allora non si dovrebbe tenerli, perché non dovrebbero recare danni agli esseri umani. Chiunque sarà danneggiato dalla presenza di un gatto non dovrebbe tenerne uno.

Allo stesso modo, chi non è in grado di nutrire un gatto dovrebbe lasciarlo nutrire dei “parassiti della terra” e non tenerlo rinchiuso.

Per quanto riguarda i gatti che mangiano cibo o bevono acqua, ciò non rende quel cibo o quell’acqua najis (impuro), in base agli hadith menzionati in precedenza.

Quindi se un gatto beve o mangia da un recipiente, tale cibo non diventa najis (impuro). La scelta spetta al proprietario. Se non lo trova sgradevole e se proprio ne ha bisogno, può consumare (il cibo) o bere (l’acqua), perché è taahir (puro), a meno che non sia ovvio che causerà danni. Se viene scoraggiato dall’idea di mangiare o bere, allora può tranquillamente lasciarlo.

Ma dovremmo sottolineare che prestare troppa attenzione ed affezionarsi oltre misura ai propri gatti abbellendoli e spendendo grandi quantità di denaro su di loro è indicativo di una mancanza di buon senso e impegno religioso, ed esagerazione riguardo al tempo libero, quando ci sono milioni di persone bisognose in tutto il mondo, per non parlare del fatto che noi musulmani dovremmo prestare attenzione a sfruttare al meglio il nostro tempo libero e colmarlo di attività utili e proficue, lungi da queste follie che sono arrivate a noi dall’occidente, dove alcune persone spendono di più per i loro cani e gatti che per i loro figli e figlie, per non parlare dei poveri e dei bisognosi.

Alcuni portano i loro animali domestici persino in hotel di lusso e lasciano loro grandi quantità di denaro in eredità. Sia lode ad Allah che ci ha onorato con l’Islam e ci ha distinto da tutte le altre nazioni e che ci ha mostrato la via attraverso il Profeta .

 

La compravendita dei gatti nell’Islam

La maggior parte degli studiosi ritiene che sia consentito vendere gatti e alcuni studiosi ritengono che sia vietato vendere gatti. La visione più corretta è che è haram vendere i gatti, in base ai seguenti hadith del Profeta .

Abu’l-Zubayr chiese a Jaabir il prezzo dei cani e gatti. Allorché Jaabir disse:

“Il Profeta (pace e benedizioni di Allah siano su di lui) lo proibì”.

(Narrato da Muslim, 1569)

Abu Dawood (3479) e al-Tirmidhi (1279) narrarono che Jaabir ibn ‘Abd-Allaah (che Allah si compiaccia di lui) disse:

“Il Messaggero di Allah (pace e benedizioni di Allah su di lui) proibiva il prezzo dei cani e gatti”.

(Classificato come saheeh da al-Albaani in Saheeh Abi Dawood)

Alcuni studiosi ritengono che questi ahaadeeth siano da’eef (deboli), ma il loro punto di vista è da considerarsi debole e non valido e va perciò respinto.

 

I gatti possono invalidare la preghiera?

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La preghiera è invalidata se una delle tre cose menzionate dal Profeta cammina davanti al fedele durante la preghiera. Egli (pace e benedizioni di Allah siano su di lui) disse:

“La preghiera è invalidata da una donna, un asino o un cane; ciò può essere impedito da qualcosa di uguale altezza del retro di una sella [posto davanti all’adoratore come un sutrah o schermo].”

(Narrato da Muslim, 511)

Questa regola si applica se una delle cose menzionate passa davanti al fedele in preghiera e lui/lei non ha un sutrah o un oggetto per fungere da schermo davanti a sé stesso.

Ma se ha un sutrah o uno schermo davanti a sé e la persona o l’animale passa oltre quel sutrah, allora la sua preghiera non è influenzata, in base agli hadith di Abu Juhayfah che ha riferito che:

“Mio padre ha narrato che il Profeta li condusse in preghiera in al-Bat-ha’, e davanti a loro c’era un’anzah (una lancia corta, con la punta di ferro all’estremità inferiore). Pregò due rak’ah per Zuhr (la preghiera del Mezzogiorno) seguiti da due rak’ah per ‘Asr (la preghiera del pomeriggio), e una donna e un asino gli passarono davanti”.

(Narrato da al-Bukhaari, 495)

Tale regola si applica all’imam e a chi prega da solo; per quanto riguarda i membri di una congregazione che pregano dietro un imam, il sutrah dell’imam è un sutrah per loro.

Per quanto riguarda i gatti, questi non invalidano la preghiera anche se passano davanti a te durante la preghiera, perché la linea guida è che la preghiera è valida e non ci sono prove che suggeriscano che i gatti possano invalidare la preghiera.

 

L’Islam ci insegna a trattare bene i gatti

Ai musulmani è fatto obbligo trattare gli animali con gentilezza e dolcezza perché Allah esige che trattiamo gli animali con gentilezza e il Profeta Muhammad ci ha avvertito delle gravi conseguenze nell’aldilà per il maltrattamento degli animali in questa vita.

Mentre ai musulmani è permesso accogliere gatti in casa da tenere come animali domestici, allo stesso tempo dobbiamo trattare bene i gatti, i quali dovrebbero ricevere cibo, acqua e spazio e tempo per girovagare. Devono avere la libertà di movimento.

Per via di quanto sono amati i gatti nell’Islam, il maltrattamento di questo animale è considerato un peccato grave. Come menzionato precedentemente, Al-Bukhari ha riferito di un hadith di una donna che ha rinchiuso il suo gatto in casa rifiutandosi di dargli da mangiare. Il Profeta disse:

“La sua punizione nel Giorno del Giudizio sarà la tortura e l’inferno”.

(Narrato da Muslim)

In conclusione, i gatti portano molte benedizioni e sunnah in casa. Molti musulmani moderni lo riconoscono e prendono spunto dal Profeta .

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Tuttavia, non è un segreto che il maltrattamento degli animali domestici sia comune al giorno d’oggi, ma ricordiamo le azioni del Profeta e cerchiamo di emularle.

“Una buona azione verso un animale è meritoria quanto una buona azione fatta verso un essere umano, mentre un atto di crudeltà verso un animale è tanto grave quanto un atto di crudeltà verso un essere umano”.

Mostrare misericordia verso gli animali è una parte della fede dell’Islam. Il Profeta Muhammad insegnò la misericordia a tutta la creazione di Allah ed il Qur’an era il suo modello di vita.

“C’è una ricompensa per la gentilezza mostrata verso ogni essere umano o animale.”

– Profeta Muhammad

(Narrato in Saheeh Muslim, 2244, e Saheeh Al-Bukhari, 2466)

 

Allah ne sa di più;    الله اعلم

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